Un’opera di accusa, incessante, politica. Potrebbe diventare
rivoluzionaria, fossimo davvero alla disperazione finale. Non certo in questa
fase: accomodante, remissiva, di accettazione, di impotenza, da mezzo muro.
Eppure sappiamo che l’attesa permette le angherie; sappiamo che in questa
nazione, dal ventre stanco, agiscono le mani criminali e malavitose. Troppa
carne sepolta, troppa prepotenza, troppi i macchinisti corrotti. Proseguiamo
senza destinazione a noi visibile, tuffati nella nebbia. Davvero assediati dall’impudenza.
Nulla salvo.
E perché, finito l’entusiasmo ideologico, abbiamo affidato la cura
della nostra democrazia a manieristi di scarso livello: facilmente dilettanti e ancora più
facilmente ladri. Hanno distratto l’attenzione illustrando le nostre vite con immagini filmiche, adagiandoci nel torpore. Cristo fu il primo ad accorgersene e ad avvisarci; e ho ragione a dire
che non appena lo videro allontanarsi fondarono lo IOR.
Siamo Anime macinate da tutti i peccati capitali, con la complicità e l’ingordigia
della struttura ecclesiastica. Hanno lasciato che la fede affondasse nella
confusione spirituale; ci hanno lasciati uomini perduti, separati dalla
concentrazione nucleare dell’Universo, dalla illuminata residenza di Dio. Hanno creato il bisogno di un
conforto terreno, intenzionalmente.
Hanno cancellato le intime suppliche dei nostri cuori;
proponendoci come equo alibi una bianca e sottile cialda: una salvezza illusoria, ma c’è chi ci crede. Le loro coscienze sono appesantite dalle bocche secche, dalla fame che uccide, ma
sembra non se ne curino: hanno la forma degli otri, con le braccia ai fianchi a
seminare condanne e richiami. Come Dio fosse un castigatore, e non il seno
accogliente. O dei furfanti che infestano le comunità; che si dicono
malandrini, portatori di codici e valori di rispettabilità. Nulla sanno su
quale sia il merito dell’Onore: esso rappresenta una qualità sociale, basata
sulla lealtà e sull’onestà sul riconoscimento da parte del popolo, a un singolo
o a una famiglia, di una integrità etica. Il senso dell’onore è irreperibile
nei cosiddetti ‘ndranghetisti proprio perché è la Società a non confermaglielo.
Anche se continuiamo a subire il loro potere che è sempre
prevalente sul nostro povero coraggio. Ci sdegniamo, li malediciamo. Li
speriamo tutti morti. Se avessimo per scudo lo Stato li sfideremmo. È vero,
siamo prigionieri dell’antistato di questi uomini che sanno governarci a soli
sguardi. E’ vero, nulla possiamo contro le loro armi e ne siamo bersaglio:
senza che lo Stato, una qualche forma di sicurezza militare, sappia darci
tutele. E’ vero che non siamo stati capaci di opporci alla sottocultura di questi uomini che si definiscono d’onore: valenza che nessuno
gli riconosce ma che ottengono, con l’arroganza la prepotenza l’umiliazione la
vendetta. Un’opera insorgente, quella che dovremmo maturare. Di distruzione dei
cardini, delle ferraglie, che hanno ideato per mantenerci asserviti. Non sono Uomini, ma cialtroni. Adesso,
dovremmo. Prima della disperazione finale.
di Michele Caccamo
Lo staff di
Lo staff di
PERTANTOACCUSO
Nessun commento:
Posta un commento